PIACERE, PIACENZA Una città da scoprire

A solo un’ora da Milano si trova una città che Leonardo Da Vinci definì “terra di passo”: Piacenza.

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Piacenza si trova alle porte dell’Emilia, sorge sulle rive del Po ed è abbracciata dalle mie care colline e dalle montagne dell’Appenino. Nella storia fu colonia romana, importante centro medievale ed anche meta sosta ideale nel passaggio di pellegrini e principi, crociati e templari, commercianti e artisti che ovviamente lasciarono il segno.

 

Per iniziare…un po’ di storia

Piacenza fu fondata nel 208 ac con il nome di “Placentia”, fu la prima colonia romana, insieme a Cremona, nel nord Italia.

La città fu subito messa sotto assedio nella seconda guerra punica, nella battaglia sul fiume Trebbia, ma resistette, in epoca repubblicana Piacenza divenne un importante porto fluviale e a partire dal 187 ac farà capo qui la Via Emilia.

Con l’avvento del Cristianesimo sulle aree delle antiche necropoli sorgono i primi edifici di culto, tra cui la basilica di Sant’Antonino dedicata al martire patrono della città.

Nonostante la città fu sottomessa dai barbari, intorno all’anno Mille Piacenza fiorisce sotto tutti i punti di vista. Dal 1126 la città fu libero Comune e combatté con la Lega lombarda contro i Barbarossa.

Passò nelle mani dei Visconti, in seguito alla Francia e poi allo Stato Pontificio. Nel primo Cinquecento, all’epoca del dominio pontificio, viene costruita la poderosa cinta urbana in gran parte ancor oggi conservata e nel 1545 papa Paolo III Farnese costituisce il Ducato di Parma e Piacenza affidandolo al figlio Pier Luigi. L’imponente palazzo ducale diventa il simbolo del potere dei Farnese che governano la città fino al 1731.

Capitale del Ducato di Parma e Piacenza sotto i Farnese, passò poi al Ducato di Milano.

Dalla metà del 1700 alla metà del 1800 fu soggetta a dominio borbonico; personaggio importante in questo periodo è Maria Luigia d’Austria, la quale ammodernò diverse città del piacentino.

Nel 1848, con un plebiscito, piacenza fu la prima città d’Italia a chiedere l’annessione al regno di Sardegna, futuro Regno d’Italia, meritandosi il titolo di “primogenita d’Italia”.

Le due guerre mondiali contarono numerosi soldati piacentini, fra cui anche il mio caro nonno, di fatto nel 1996 a piacenza fu assegnata la medaglia d’oro al valore militare per l’impegno dei piacentini durante la lotta di liberazione dalla dittatura nazi-fascista.

Itinerari

Ci sono tanti modi per visitare una città, differenti chiavi di lettura per interpretare le strade, le piazze, i palazzi, i monumenti. Anche a Piacenza i luoghi possono essere scoperti, ad esempio, secondo la sua storia o in base ai personaggi che l’hanno vissuta o ancora attraverso ciò che può offrire. Ecco allora alcuni possibili percorsi, suggeriti senza la pretesa di essere gli unici, né definitivi, ma con l’intento di offrire un assaggio di ciò che è Piacenza. 

Percorso storico

PIACENZA MEDIEVALE

La Piacenza medioevale è tra i più importanti centri dell’intera Europa: è luogo di passaggio e di collegamento, dove si incontrano antiche strade e l’arteria fluviale del Po.

E’ a questo periodo storico, dunque, che si deve la maggiore impronta conferita alla città dal punto di vista urbanistico; in particolare risalgono proprio al Medioevo le più pregevoli testimonianze artistiche della città, eccone alcune:

  • Piazza Borgo

Tra le più antiche della città, è situata al centro di un reticolato di vie. Il nome deriva da “sobborgo”, termine con cui venivano denominati gli insediamenti esclusi dalle mura della città. Nella piazza si può notare la chiesa di San Brigida del XII secolo.

  • Piazza Cavalli e Palazzo gotico

Palazzo Gotico domina lo spazio principale di Piazza Cavalli con le due statue equestri ai Farnese.

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Piazza Cavalli e Palazzo Gotico
  • Chiesa di San Francesco

Chiesa in cui Piacenza dichiarò, con un plebiscito, l’annessione al futuro Regno d’Italia.

Costruita fra il 1278 e il 1363 per volontà del ghibellino Umbertino Landi, è in stile gotico lombardo con facciata in cotto.

La chiesa conserva all’interno sepolture di uomini illustri, dipinti, sculture e resti di affreschi del XIV e XV secolo. Da notare la scultura posta nella lunetta del portale, con le Stigmate di San Francesco (1480 circa).

  • Piazza Sant’Antonino e la Basilica

E’ una delle piazze più importanti della città. Qui passava il collegamento fra la via Postumia (verso Pavia) e la Via Emilia. Sulla piazza si erge la Basilica di Sant’Antonino (XI secolo) dedicata al Santo Patrono di Piacenza, di cui si conserva le reliquie.

All’interno della Basilica di Sant’Antonino si trova un piccolo museo che ospita arredi e opere d’arte provenienti dalle cappelle demolite tra il 1915 e il 1930 e altri lavori conservati nel Tesoro della chiesa. Tra le opere più importanti si trovano due dossali attribuiti al Maestro del dossale di Sant’Antonino. Il museo fa parte del nucleo dei Musei Diocesiani.

  • Duomo di Piacenza

La cattedrale di Santa Maria Assunta e Santa Giustina, principale luogo di culto cattolico di Piacenza, è un importante esempio di architettura romanica in Italia costruito intorno agli anni 1122-1123. A lato della cattedrale si trova il Palazzo Vescovile.

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Duomo di Piacenza
  • Piazzale delle Crociate

Situata della zona ovest della città, un tempo il Piazzale, insieme alle mura farnesiane, delimitava il confine della città. Sulla piazza di trova la splendida Basilica di Santa Maria di Campagna, esempio architettonico rinascimentale del nord Italia, in cui Papa Urbano II nel 1095 riunì il Concilio a cui seguì il bando di Clermont della Prima Crociata in Terra Santa.

 

PIACENZA RINASCIMENTALE

Piacenza nella prima metà del Cinquecento diventa ducato Farnesiano e si avvicina così, con qualche ritardo rispetto al territorio lombardo, alla grande stagione del Rinascimento italiano, commissionando opere ad alcuni degli artisti più importanti del periodo. Raffaello, Giovanni Antonio Sacchi detto il Pordenone, Alessio Tramello, Jacopo Barozzi detto il Vignola arricchiscono chiese e palazzi nobiliari di preziosi capolavori e rinnovano il tessuto urbano cittadino con quell’armonia di forme raffinate che contraddistingue il Quattrocento e il Cinquecento.

  • Chiesa di Santa Maria di Campagna

Edificata da Tramello, l’interno, ricco di opere d’arte, è altresì impreziosito da un importante ciclo di affreschi di Giovanni Antonio Sacchi detto il Pordenone.

  • Chiesa di San Sepolcro
  • Mura Farnesiane

Monumento caratteristico e molto apprezzato (soprattutto da me!), la cerchia Farnesiana è una cinta cinquecentesca che cingeva l’intero abitato cittadino. Percorrendo Via XXI Aprile si nota un lungo tratto di mura, interrotto da bastioni, con di fronte una splendida vallata in cui vengono effettuati giochi sportivi ed eventi musicali. Consiglio una passeggiata da Via Maculani e costeggiando le mura si arriva alla Basilica di Santa Maria di Campagna.

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Mura Farnesiane
  • Palazzo Farnese

Palazzo Farnese fu residenza della dinastia ducale sino all’esistenza dei Farnese del 1731.

Dal 1965 il Palazzo ospita i Musei Civici con la Pinacoteca, il Museo delle Carrozze, la sezione Archeologica, il Museo dei Rinascimento e l’Armeria.

Il palazzo è stato voluto da Margherita d’Austria. Per costruirlo venne parzialmente abbattuta la preesistente Cittadella Viscontea costruita nel 1373. Rimasto incompiuto, e privo del teatro che era stato progettato ma mai realizzato. Al piano nobile la scenografica cappella Ducale, adibita in origine a cerimonie di rappresentanza della famiglia, è ora trasformata in centro convegni. Il palazzo attualmente è la sede dei Musei Civici omonimi.

  • Palazzo Landi

Straordinario esempio di residenza signorile del Rinascimento, il palazzo venne edificato alla fine del Quattrocento. La facciata, che risale al 1484, è decorata con un fregio in terracotta raffigurante sirene, armi e medaglioni in rilievo. Ricco ed elaborato è il portale in marmo opera di Giovanni Pietro e Gabriele da Rho (1485). Il cortile grande ospita un quadriportico con decorazioni in cotto che richiamano quelle della facciata. Attualmente è sede del Tribunale di Piacenza.

PIACENZA TRA SEICENTO E SETTECENTO

Piacenza, a partire dall’età farnesiana, si trasforma in residenza cittadina della classe aristocratica, la quale avvia una molteplice e stupefacente realizzazione di sontuosi palazzi (nel 1748 si arriva a contarne ben 123 con la presenza di circa 300 famiglie nobili).

Parallelamente ai palazzi, anche gli edifici religiosi aumentano considerevolmente; grazie a ciò Piacenza è nota anche come “la città delle 100 chiese”.

  • Il collegio dei Gesuiti

L’area su cui sorge il palazzo fu assegnata alla Compagnia di Gesù dal Duca Ottavio Farnese. Accanto sorge la maestosa chiesa di S. Pietro. Nel periodo del riformismo illuminato i Gesuiti furono allontanati dalla città (1774) e il palazzo divenne sede della Biblioteca Comunale Passerini Landi, che possiede, tra gli altri, il più antico codice datato della Divina Commedia.

  • Palazzo Costa

Venne realizzato a partire dal 1693. Il salone al piano nobile si svolge su cinque ordini architettonici prospettici. Le altre sale sono state adibite a Museo Ambientale e raccolgono un vasto nucleo di mobili settecenteschi ed opere pittoriche. Di grande interesse la sala “Salvator Rosa”, che deve il suo nome alla presenza di una notevole raccolta di opere, dipinti ed incisioni dell’artista Giovanni Evangelista Draghi. Tra tutte le opere dell’artista, considerato uno dei massimi esponenti della pittura del Seicento, spicca “Mario davanti alle rovine di Cartagine” che venne esposto anche a Napoli, al Museo di Capodimonte.

  • Palazzo Galli
  • Palazzo Mandelli
  • Palazzo del Governatore
  • Palazzo dei Mercanti
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Palazzo dei Mercanti
  • Palazzo Malvicini Fontana

 

PIACENZA TRA OTTOCENTO E NOVECENTO

Piacenza, colonia romana, fiorente centro medioevale, beneficiata dai fasti farnesiani, Primogenita d’Italia, come città post-unitaria si trasforma in un complesso rapporto tra passato e presente, tra rivoluzione e reazione, tra cosmopolitismo e provincia. L’esigenza di modernità si coniuga con il recupero dell’antico, che porta al restauro di edifici in degrado, ma naturalmente conduce anche alla costruzione di nuovi fabbricati, espressione delle nuove correnti di stile e di ambiziose aspirazioni nei riguardi del futuro. Alla grande stagione delle sontuose residenze segue quella della committenza pubblica, dell’edilizia scolastica, dei primi piani regolatori. La città cresce fuori dalle sue mura, dove in prevalenza localizza gli opifici, testimonianza di una Piacenza che lavora, e oggi interessanti esempi di archeologia industriale.

  • Liceo scientifico Respighi

Ex Casa del Balilla, del 1940.

  • Monumento dei Pontieri

Il Monumento fu inaugurato nel 1928 alla presenza del Re Vittorio Emanuele II. L’opera celebra le gesta eroiche dei combattenti della Prima Guerra Mondiale e l’aiuto prestato da Genio Pontieri in occasione di calamità che colpirono Piacenza.

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Monumento dei Pontieri
  • Urban Centre

Conosciuto come ex macello, l’urban centre è uno dei piu importanti esempi di di archeologia industriale in cui sono state ricavate le sedi per la facoltà di Architettura del Politecnico, l’Ordine degli Architetti, l’Ufficio del Piano del Comune, il Museo di Storia Naturale, InfoAmbiente e l’archivio storico della città.

  • Ex centrale Elettrica Emilia

 

Percorso socio-culturale

PIACENZA CITTA’ DI TEATRI

Gli edifici teatrali piacentini possono idealmente essere divisi in due gruppi: da un lato il teatro Municipale legato in particolare alla tradizione ottocentesca del melodramma, dall’altro gli spazi scenici recuperati in periodi successivi dal consistente patrimonio immobiliare di carattere religioso della città, chiese sconsacrate e chiuse al pubblico, in gran parte a causa degli editti napoleonici che sancirono la soppressione degli ordini conventuali. Oggi tale rete di strutture testimonia la vivacità e l’interesse cittadino per la realtà del teatro di prosa, la concertistica, la danza e la lirica, con programmazioni declinate anche per i più giovani attraverso un costante rapporto con il mondo della scuola.

  • Teatro municipale

Il teatro fu inaugurato nel 1804.  La facciata, lo scenografo e le decorazioni interne si ispirano alla grandiosa Scala di Milano. L’aspetto attuale si deve a una riorganizzazione di metà ottocento, che ha conferito uno splendore di gusto romantico alla sala grazie ai velluti rossi e agli ornamenti dorati.

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Teatro Municipale
  • Teatro dei Filodrammatici
  • Teatro San Matteo
  • Sala dei Teatini

 

PIACENZA CITTA’ DEI MUSEI

Ricca e multiforme è l’offerta museale piacentina. Un percorso di visita si snoda tra testimonianze di Arte antica e contemporanea; i Musei Civici di Palazzo Farnese, la Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi e la Galleria Alberoni custodiscono pezzi di richiamo internazionale. Non di minore pregio sono le raccolte degli altri musei cittadini che spaziano dalle scienze naturali al costume, alle tradizioni locali, alla storia e all’archeologia.

  • Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi

La Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi, di cui sono perdutamente innamorata, nasce dalla collezione privata del nobile piacentino Giuseppe Ricci Oddi, che raccolse tra il 1897 e il 1923 un vasto nucleo di opere tra Ottocento e Novecento. La parte che riguarda l’Ottocento raccoglie opere di grande rilievo, tra le quali si possono ricordare “Ritratto d’uomo” di Francesco Hayez del 1834, due dipinti di Giovanni Cornovali detto il “Piccio”. Tra le opere del movimento dei Macchiaioli si citano quelle di Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Telemaco Signorini, Raffaello Sarnesi e Giuseppe Abbati. La Scapigliatura è rappresentata da opere di Tranquillo Cremona, Daniele Ranzoni e Luigi Conconi. Numerosi i dipinti dei due massimi esponenti piacentini del realismo del secondo Ottocento: Stefano Bruzzi e Francesco Ghittoni. Il Novecento raccoglie alcuni lavori di grande rilievo, a partire dal “Ritratto della madre” di Boccioni. La collezione Ricci Oddi nel 1924 è stata donata alla città di Piacenza.

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Interno della Galleria Ricci Oddi
  • Galleria e Collegio Alberoni

Il Collegio Alberoni è uno degli edifici storici piacentini più significativi e ha la speciale caratteristica di aver mantenuto la sua funzione originaria di scuola per la preparazione alla vita ecclesiastica e di attivo centro di approfondimento teologico, filosofico e scientifico. La struttura comprende una preziosa Biblioteca ricca di circa 130.000 volumi, il Gabinetto di Fisica, quello di Scienze Naturali, un Osservatorio sismico e meteorologico perfettamente funzionanti e una Specola astronomica. Vanto del Collegio è la Pinacoteca, costituita dalle raccolte romane e piacentine del cardinale e da successive acquisizioni.

  • Antiquarium Santa Margherita

Il complesso di S. Margherita è l’unico caso a Piacenza di conservazione e valorizzazione di tracce stratificate della bimillenaria storia della città. Un angolo del centro storico che rivela il sovrapporsi di episodi costruttivi rappresentativi dei mutamenti intervenuti in città nel corso dei secoli, dall’epoca Romana, al Medioevo al Barocco.

  • Museo Ornitologico

Il Museo Ornitologico F.O.I. – Onlus conserva, studia ed espone gli uccelli che vivono in natura e quelli allevati dall’uomo. Esso nasce dal desiderio di divulgare la cultura ornitologica attraverso la conoscenza degli uccelli e l’attenzione per quelle caratteristiche che li rendono così particolari tra gli esseri viventi.

  • Museo Scalabrini

Il museo è stato costituito a seguito di varie e successive donazioni, iniziate appena dopo la morte di Giovanni Battista Scalabrini (1905) ad opera soprattutto degli stretti collaboratori del vescovo. La Galleria dei Padri Scalabriniani conta un centinaio di pezzi fra tele e sculture, cronologicamente ascrivibili al periodo fra Cinquecento e Duemila.

Alle opere figurative si aggiungono paramenti, oggetti sacri, pergamene, tra cui doni di pregio ricevuti da mons. Scalabrini in occasione del suo giubileo episcopale (1901), che rispecchiano sostanzialmente lo stile di vita, gli interessi e l’intensa pietà e spiritualità del Beato Scalabrini

Anche questo museo fa parte del nucleo dei Musei Diocesiani.

  • Museo della stampa

Il Museo della Stampa, aperto presso la sede del quotidiano piacentino Libertà, è dedicato in modo particolare a tutti gli strumenti tipografici utilizzati fino agli anni 80 e poi caduti in disuso. Qui è raccolta la memoria degli anni in cui la stampa realizzava le sue pubblicazioni in modo artigianale, tra caratteri mobili e grandi quantità d’inchiostro.

  • Museo del Risorgimento

É una sezione dei Musei Civici ospitati a palazzo Farnese, grazie ad un accordo con l’Istituto per la storia del Risorgimento italiano, comitato di Piacenza. Disposto in quattro sale, raccoglie documenti, cimeli, immagini e armi databili tra il 1821 e il 1871. Ricca è la sezione dedicata agli eventi del 1848 e all’esito del Plebiscito, con il quale Piacenza si pronunciò per l’adesione al Regno Sardo, Primogenita del futuro Regno d’Italia. Ampio spazio è dato alla figura di Garibaldi e all’arruolamento garibaldino. Sono esposti anche bandiere, medaglie, armi bianche e da fuoco, giubbe, fazzoletti patriottici e camicie rosse.

  • Musei civici di Palazzo Farnese
  • Piccolo museo della poesia

 

SCORCI DA NON FARSI SCAPPARE!!

  • La Muntà di Ratt

E’ la caratteristica scalinata della vecchia Piacenza che collega la sopraelevata via Mazzini alla piana via San Bartolomeo. Il termine deriva da “montata ratta” che sta ad indicare la salita ripida. anche se poi nel linguaggio comune si è gradualmente trasformato ne “la montata dei topi”; secondo la leggenda popolare, infatti, questi roditori l’avrebbero percorsa in salita al fine di allontanarsi il più possibile dalle zone più basse adiacenti al Po durante le alluvioni e le piene del fiume.

La scalinata è una delle zone piu caratteristiche di Piacenza.

  • Via XX Settembre (la Strä Drita),

nota per i suoi balconi in ferro battuto, collega piazza Duomo e piazza Cavalli in quanto era uso nel medioevo collegare con una strada dritta il simbolo del potere politico con quello religioso. Fu rinominata via XX settembre per forgiare la memoria popolare sul ricordo della conquista di Roma da parte del re d’Italia nel 1870. È attualmente la via dello shopping per eccellenza, insieme al corso Vittorio Emanuele. In alcuni periodi storici era chiamata anche la Strä di Urévas (la Strada degli Orefici) perché vi si trovavano diverse botteghe di oreficeria.

  • Viale pubblico passeggio, o Facsal,

E’ la passeggiata nel verde del centro storico. Il Facsal è il percorso su una parte di ciò che è rimasto delle vecchie mura. E’ luogo di passeggiate o riposo sulle numerose panchine di cui è disseminato. Parte dal centro storico (corso Vittorio Emanuele II) e arriva fino al piazzale della Libertà, non lontano dalla stazione ferroviaria.

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Viale alberato Facsal
  • Piazzale Roma anche detta la Lupa

E’ la vecchia porta nelle mura che volgeva in direzione di Roma. Il suo soprannome deriva dalla colonna monumentale posta al centro della piazza sull’apice della quale è scolpita la lupa, simbolo di Roma, con gli infanti Romolo e Remo. È situata alla conclusione a sud di via Roma e via Scalabrini e segna l’inizio della via Emilia.

la lupa

 

PIACENZA E GIUSEPPE VERDI

Se Giuseppe Verdi e la sua musica sono oggi un patrimonio per l’umanità, a Piacenza e nella sua “pianuraccia”, le tracce ” del paesano delle Roncole” sono più che mai presenti nei luoghi frequentati e scelti dal Maestro come rifugio intimo e fonte di geniale ispirazione.
A Sant’Agata nel Piacentino, in quella residenza che Verdi considerò “il suo villaggio” egli, oltre a comporre opere straordinarie, si dedicò con passione all’agricoltura, coltivò un vivo interesse per l’arte, l’economia e la politica, fu mecenate generoso.

Presso Trevozzo è ancora oggi conservato l’Organo sul quale il musicista di esercitò durante la sua giovinezza; a Sant’Agata di Villanova vi è è la Villa Verdi, in cui Giuseppe abitò con la seconda moglie. Qui il maestro trascorse gran parte della sua vita occupandosi delle sue vaste proprietà e componendo alcune delle sue opere più famose.

Giuseppe Verdi lavorò come consigliere provinciale al Palazzo della Provincia negli ultimi anni del 1800 ed infine va ricordato il Grande Albergo di San Marco in cui Giuseppe Verdi amava soggiornare.

 

Dopo questa lunga camminata è arrivato il momento di concedersi un po’ di riposo e un buon pasto, e chi meglio di Piacenza può offrire squisitezze?

Un ristorante che vi consiglio è la “Foce del Trebbia”: un agriturismo ottimo presso cui andare a mangiare dopo una visita accurata di Piacenza.

E’ un posto molto accogliente, adiacente al centro urbano, comodissima da raggiungere per chi non ha voglia di percorrere molti chilometri in saliscendi.

Un consiglio che vi do è quello di assaggiare gli squisiti piatti tipici piacentini, preparati rigorosamente da loro, accompagnati da un gustoso vino.

Avete più sete che fame? Allora è proprio il caso che andiate all’Enoteca Picchioni! Sita nel centro della città, questo storico locale vi delizierà con una grande scelta tra i più buoni vini locali e non solo, luogo perfetto per un aperitivo in compagnia.

Tutto questo camminare non vi ha ancora stancato? Allora è il momento di svagarsi tra i pub e locali notturni della città

  • Caffè Baciccia
  • Irish Pub
  • Nessie Pub
  • Discoteca L’Altro Village
  • Discoteca Caprice

 

Ora vi siete proprio meritati una bella dormita!

Vi posso consigliare l’Idea Hotel: hotel a tre stelle con una valutazione molto alta su TripAdvisor  (confermo!!!).

Mentre per chi desiderasse soggiornare in un B&B consiglio il “Mulino degli Orti”: b&b con un punteggio di 8.3, recensione ottime, situato in zona semicentro, molto accogliente e il personale è molto simpatico e gentile.

 

FUORI PORTA

Piacenza è una bellissima città, ma la provincia forse è ancora meglio! “Fuori porta” il territorio piacentino si schiude allo sguardo offrendo un paesaggio variegato in un alternarsi di pianura, collina e montagna. Dalla Val Tidone, alla verdeggiante Val Trebbia, dalla Val Nure , alla Val d’Arda che si apre con tracce ben conservate del mare preistorico che un tempo in parte la ricopriva. Senza dimenticare il Po e la Bassa Piacentina, una terra dominata dai ritmi di piena e di secca del Grande Fiume. Natura, città d’arte (Bobbio, Castell’Arquato, Grazzano Visconti e Vigoleno), castelli, sport e sapori. C’è proprio tutto per vivere un soggiorno a Piacenza.

CASTELLI

  • Rivalta, Comune di Gazzola

Il Castello di Rivalta è una sontuosa residenza signorile, circondata dal magnifico parco, e annovera tra gli ospiti abituali i componenti della famiglia reale d’Inghilterra e si preannuncia con il profilo inconfondibile ed unico di uno svettante “torresino”.

Ancora vi abitano i Conti Zanardi Landi.

Interamente arredato, ospita il nuovo Museo del Costume Militare.

Il Castello di Rivalta offre, nel borgo, anche 12 stanze di lusso per l’ospitalità alberghiera.

Sono visitabili cortile, il salone d’onore, la sala da pranzo, la cucina del rame, le cantine, le prigioni, le camere da letto, la torre, la sala delle armi dedicata alla Battaglia di Lepanto, la galleria, la sala del biliardo, il Museo del Costume Militare, il Museo dell’Arte Sacra.

Il Castello di Rivalta è anche l’ambientazione perfetta per banchetti e cerimonie, in un’atmosfera raffinata ed affascinante, con i suoi tre saloni che possono accogliere fino a 250 ospiti.

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  • Rocca Viscontea di Castell’Arquato, comune di Castell’Arquato

La Rocca Viscontea di Castell’Arquato ancora oggi domina, con le sue torri, il borgo e la Val d’Arda. L’edificio comprende due parti collegate tra loro. Sovrasta l’intero complesso il mastio, un tempo isolato, e perno della difesa urbana e del sistema di sorveglianza dell’intera vallata.

Eretta per volontà di Luchino Visconti tra il 1342 e il 1349, la Rocca passa nel 1404 agli Scotti, poi a Filippo Visconti. Nel 1466 entra nel patrimonio degli Sforza che la tengono sino al 1707, anno nel quale viene inglobata nel Ducato di Parma e Piacenza.

  • Mastio e Borgo di Vigoleno, comune di Vernasca

Il Borgo di Vigoleno si impone per l’integrità del sistema difensivo, esempio perfetto della logica abitativa del medioevo.
Imponenti le mura merlate, percorse in parte da un panoramico camminamento di ronda: spicca la mole del mastio con quattro piani di visita. In piazza potete ammirare la fontana cinquecentesca e nel borgo la chiesa romanica di San Giorgio.

Il Borgo di Vigoleno si caratterizza per l’eleganza delle sue forme. Certificato fra i Borghi piu Belli d’Italia e Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, Vigoleno, costituisce un esempio perfetto della logica abitativa del medioevo.
Dalla piazza principale, dove si trova la fontana cinquecentesca, andando verso est si raggiunge la chiesa romanica di San Giorgio, della seconda meta del XII secolo.

  • Grazzano Visconti, comune di Vigolzone

Fu costruito nel 1395, forse su una struttura preesistente, da Giovanni Anguissola per risiedervi con la moglie Beatrice Visconti, sorella di Gian Galeazzo Visconti. Rimane proprietà della famiglia Anguissola fino al 1870 quando il conte Filippo muore senza lasciare eredi e il castello passa alla moglie Fanny nata Visconti di Modrone, che ne sono gli attuali proprietari.

Nei primi anni del Novecento Giuseppe Visconti di Modrone curò il restauro e ampliò gli annessi del castello costruendo ex novo un piccolo villaggio in stile neo-medievale progettato dall’architetto Alfredo Campanini.

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Borgo di Grazzano Visconti
  • Castello Malaspina dal Verme di Bobbio, comune di Bobbio

Il Castello Malaspina Dal Verme di Bobbio è una struttura fortificata costituita da più corpi di fabbrica racchiusi entro la cinta muraria interna in pietra. Al fortilizio si accede da due ingressi, entrambi posti a nord.

Dall’atrio di ingresso si accede alla “Sala delle Marine” e ad un salone dotato di un grande camino in pietra sormontato dalle armi della famiglia Dal Verme.

Il Castello Malaspina dal Verme di Bobbio è un bene di proprietà dello Stato in gestione diretta alla Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici per le province di Parma e Piacenza.

Nel 1360 Galeazzo Visconti dona il Castello Malaspina dal Verme alla nuora Isabella di Francia, sposa del figlio Gian Galeazzo. Si dovrà attendere il 1436 per assistere al passaggio del castello fra i beni dei conti Dal Verme.
L’assetto attuale del castello sembrerebbe potersi ricondurre alla volontà di un suo discendente, Pietro Dal Verme, che intervenne alla metà del XV secolo.
La trasformazione dell’antico, austero maniero in elegante dimora, che le fonti datano al 1545, si deve allo stesso Gian Maria Dal Verme.

 

Un’altra caratteristica del paese di Bobbio è il Ponte Vecchio o Ponte gobbo o meglio “Ponte del Diavolo”. Di età romanica, il ponte è lungo 280 metri con 11 archi, tutti completamente irregolari. E’ questa la sua caratteristica che lo rende unico nel suo genere, oltre che inquietante proprio per questo aspetto così strano. La sua origine deriva da una leggenda abbastanza famosa. Pare che San Colombano, ansioso di giungere a Bobbio per iniziare l’opera di evangelizzazione, si trovò di fronte al Diavolo in persona che gli avrebbe promesso di costruire un ponte in una sola notte in cambio della prima anima che lo avrebbe oltrepassato la mattina dopo. San Colombano accettò e il Diavolo mantenne la promessa costruendo il ponte, irregolare per via della diversa altezza dei demoni che tenevano le arcate in fare di costruzione. Peccato che il primo essere che passò fu un cane (poverino!). Si dice che nella cripta della Chiesa di San Colombano ci siano ancora le orme dello stesso sventurato animale.

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Ponte Gobbo
  • Rocca d’Olgisio, comune Pianello Val Tidone

Rocca d’Olgisio incastonata nella roccia, a presidio delle valli dei torrenti Tidone e Chiarone, è una delle più antiche e suggestive rocche piacentine, cinta da ben sei ordini di mura. Fondata attorno all’anno Mille. E’ possibile pernottare nella Fortezza.

Il mastio articolato in vari locali intercomunicanti che terminano con un piccolo loggiato cinquecentesco.

La Rocca d’Olgisio, fondata attorno all’anno Mille, nel 1378 dopo diverse appartenenze, viene consegnata da Gian Galeazzo Visconti a Jacopo Dal Verme, valoroso vincitore della battaglia di Alessandria contro Firenze.

La fortezza, nella quale possibile anche pernottare, ha una pianta irregolare alla quale si accede unicamente dal lato settentrionale attraverso una ripida quanto suggestiva strada.

Arroccata su un alto sperone di roccia la rocca d’Olgisio, luogo maestoso ed elegante, diviene location suggestiva per congressi e mostre.

La rocca è anche l’ambientazione ideale per banchetti nuziali e rinfreschi nella sala interna con 150 posti o nell’incantata cornice del parco.

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La meravigliosa vista di Rocca d’Olgisio

 

STRADA DEI VINI E DEI COLLI PIACENTINI

Piacenza e la sua provincia rappresentano un territorio autentico dove hanno vivace spazio i valori del quieto vivere e dello svago, allietati da una cucina semplice e saporosa e da vini di sicura e antica fama. La pianura e i più grandi centri urbani hanno conservato il proprio operoso panorama, mentre la collina e la montagna non hanno perso quegli aspetti naturali ed ambientali che fanno del piacentino una delle zone appenniniche più apprezzate e frequentate.
Non solo castelli o borghi medievali, non solo antichi monasteri e splendide abbazie e nemmeno un veloce assaggio di qualche prodotto ma un immergersi lento in tutto questo: una specialità assaporata lentamente con un bicchiere di vino locale dopo aver pieve romanica o una torre tardoromana, magari ricca di leggende e storie che si tramandano da anni e anni, insomma un insieme inscindibile di storia, territorio e tradizioni.
La Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli Piacentini vuole far conoscere la storia, le tradizioni, il territorio, i sapori genuini del territorio piacentino.

  • Cultura enogastronomica e colture agrarie

La cucina piacentina è strettamente connessa alla storia delle coltivazioni agrarie e degli allevamenti tipici del territorio. Ricette e piatti tradizionali fanno riferimento ai principali prodotti e animali che l’uomo ha nel tempo coltivato e allevato.

Il territorio piacentino annovera tre salumi tipici protetti con il marchio DOP, Coppa, Pancetta e Salame piacentini; due formaggi DOP, il Grana Padano e il Provolone Valpadana; ventuno tipologie di vini DOC. Nel 1987 Piacenza è stata insignita col titolo di Città Internazionale della Vite e del Vino. I suoli fertili e ben dotati di acque irrigue favoriscono inoltre la produzione di ortaggi e piante da frutto, tra cui la Cipolla gialla di Caorso, l’Aglio bianco di Monticelli d’Ongina, l’Asparago e le Ciliegie di Villanova d’Arda.

  • La viticoltura

Oggi la viticoltura piacentina copre all’incirca 6.000 ettari di territorio collinare. A tutt’oggi nel Piacentino sono coltivati venticinque vitigni tra quelli considerati “idonei alla coltura in Emilia-Romagna”, ai quali si possono aggiungere sparute superfici o addirittura reliquie di vecchi vitigni, oggi non più coltivati. Tra tutti questi, però, solo quattro sono i veri principi della viticoltura piacentina: Barbera e Croatina, ad uva rossa, Malvasia di Candia aromatica e Ortrugo, ad uva bianca.

Per quanto riguarda i vini DOP abbiamo due qualità: Il Gutturnio, di più lunga tradizione dell’Emilia-Romagna, la cui zona di produzione è completamente collinare e va dall’intero territorio comunale di Ziano P.no (mio paese di origine); e l’Ortrugo, È l’unico vino DOP in Italia che prende il nome dal vitigno e non da un luogo di produzione.

Piacenza non si fa mancare nemmeno i vini dei vini IGT, quali “Terre di Veleia”, “Val Tidone”, e “Emilia”.

  • Colline piacentine: Ziano Piacentino

Piacenza ha tante meravigliose colline, ma ora voglio parlarvi di una in particolare: Ziano Piacentino.

Adagiato su sette colli, dista solo un’ora e mezza da Milano, al confine con la Lombardia, Ziano ha una storia scritta che risale all’alto medioevo, ed una di reperti e giacimenti che si protende fino all’età della pietra.

ziano piacentino
Ziano Piacentino abbracciato dal verde delle sue colline

Il primo documento scritto che testimonia l’esistenza di Ziano risale al 1029: si tratta di un testamento conservato nella Biblioteca Vescovile di Bobbio, nel quale si attestava che il diacono Gherardo lasciava il “castrum de Zilianum” dotato di una cappella dedicata a San Paolo, al marchese Ugo e alla moglie Gisla.

“Zilianum” e le sue frazioni furono capisaldi strategici di grande importanza a difesa dei confini con Pavia; questi territori furono, infatti, abituali teatri di battaglia tra le milizie piacentine di fede guelfa e quelle di Pavia città ghibellina.

Tra il 1558 e il 1576 il castello fu di proprietà del conte Ascanio Sforza di Borgonovo, mentre i marchesi Zandemaria, che trasformarono il fortilizio in dimora signorile, acquistarono la proprietà nel 1691 dalla Camera Ducale Farnesiana. In seguito alla riorganizzazione amministrativa napoleonica, Vicobarone fu sede comunale fino al 1823, mentre dal 1823 fino al 1888 il capoluogo divenne Vicomarino. Il comune fu denominato “di Ziano” nel 1888 e “di Ziano Piacentino” nel 1928.

La popolazione viene definita “di carattere rustico, tendente al travaglio, incline all’interesse, non troppo industriosa”. La gente di Ziano è rimasta forse quella della relazione napoleonica: rustica, tendente al travaglio, incline all’interesse ma certamente industriosa, se è riuscita a trasformare quello che veniva definito un prodotto di poco valore, cioè l’uva, in un’attività non solo prestigiosa ma anche economicamente produttiva, che ha portato benessere e ricchezza a tutto il paese.

 

Soltanto da pochi anni Ziano ha scoperto le attività legate al turismo. Si tratta soprattutto di un turismo eno-gastronomico, cioè legato all’assaggio di prodotti tipici del luogo e alla visita delle aziende dal quale vengono prodotti. Ora, però, anche grazie alle numerose associazioni che operano sul territorio, si stanno rivalutando le bellezze storiche e ambientali delle nostre zone. Stupendi sono i castelli sparsi nei sette colli (Ziano e le frazioni Fornello, Seminò, Vicomarino, Vicobarone, Albareto, Montalbo).

Nella Chiesa di “S. Paolo Apostolo” di Ziano è inoltre possibile ammirare il fantastico capolavoro “L’ascensione”, opera del Maestro Ulisse Sartini. Recentemente a Vicobarone è stato inaugurato il museo dell’agricoltura, che ha già avuto numerosi visitatori. Per chi volesse trascorrere un periodo all’insegna del relax, queste colline sono la zona ideale e gli agriturismi immersi nel verde sono i ristori più adatti per assaporare al meglio le specialità locali.

Ascensione
“L’ascensione” Meraviglioso dipinto donato dal grande Ulisse Sartini al suo paese di nascita

Ma probabilmente l’attrattiva principale che offre il Comune di Ziano è la storica “Festa dell’uva”, che ha ampiamente oltrepassato le 50 edizioni e che grazie alla sfilata di carri allegorici legati al vino e al suo ciclo produttivo e agli stand adibiti all’assaggio di prodotti tipici della zona, ogni anno raccoglie uno strepitoso successo.

 

Vi state chiedendo perché, fra tutti i paesi piacentini, ho voluto terminare proprio con Ziano? Leopardi nell’Infinito scrisse “Sempre caro mi fu quest’ermo colle”, non conosco frase migliore per descrivere CASA MIA.

 

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